Luogo

Associazione Athenaeum N.A.E.
Via Emilio Morosini 16, Roma
Categoria

Speakers

  • Prof. Marco M. Olivetti
    Ordinario di Filosofia della Religione presso l’Università “La Sapienza” di Roma

    è professore ordinario di Filosofia della Religione nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma “La Sapienza”, dove dal 1990 al 1995 ha diretto il Dipartimento di Ricerche storico-filosofiche e pedagogiche. È Vice-presidente dell’Institut International de Philosophie, direttore della rivista “Archivio di filosofia” e dell’Istituto di Studi Filosofici “Enrico Castelli”. Tra le sue opere recenti: Analogia del soggetto, Laterza 1992, Filosofia della religione, Utet 1995, Philosophie de la religion entre éthique et ontologie (curatore), CEDAM 1996, e la cura della traduzione italiana di Fichte, Saggio di una critica di ogni rivelazione, Laterza 1998.

Data

24 Apr 1998

L’epoca “moderna” è l’epoca caratterizzata dalla filosofia della soggettività. Anche il termine “soggetto”, nell’accezione oggi corrente, è invenzione moderna,  così come, peraltro, lo è lo stesso termine “moderno”. La filosofia della soggettività trova la sua espressione paradigmatica nel principio del cogito (“io penso”) come fondamento di conoscenza e di sapere certo, chiaro e distinto.

Ma anche il sapere scientifico empirico, in quanto basato – modernamente –  sull’esperimento è un’espressione di questo soggettivismo. È chiaro infatti che il “soggetto” va inteso non sostanzialisticamente, bensì funzionalmente: l’iterabilità dell’esperimento implica la fungibilità del soggetto che lo conduce.

Il paradosso è, dunque, che la filosofia dell’ “io penso” diviene la filosofia del soggetto impersonale,  scientifico, fungibile, uni-versale, uni-voco, anzi, propriamente afono.

La teologia filosofica risente profondamente di queste trasformazioni, e in particolare della tendenza all’univocazione. Proprio per questo in età moderna la teologia filosofica è entrata in crisi.

La critica heideggeriana all’ontoteologia è oggi moneta corrente; ma non va dimenticato che la prima critica dell’ontoteologia – e la prima utilizzazione dello stesso termine “ontoteologia” – è di Kant: con tale termine egli indica quell’ “argomento ontologico” per la dimostrazione dell’esistenza di Dio che nell’età moderna ha rappresentato l’acme della tendenza all’univocazione.

Una radicalizzazione della filosofia della soggettività che osi il passaggio dal cogito al loquor  consente o, meglio, esige, un nuovo e rinnovato pensare analogico. Siffatta radicalizzazione richiede di pensare filosoficamente (a) Dio nello stesso momento in cui richiede di pensare (al)l’intersoggettività, aspirazione insoddisfatta della filosofia moderna.