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Casa del Cinema di Roma
L.go Marcello Mastroianni, 1 - Roma
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Athenaeum NAE

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Data

07 Apr 2014

Ora

9:30

Progetto

Con gli occhi del cinema

Proiezione del film “Viva la libertà” di Roberto Andò. Interverrà lo sceneggiatore Angelo Pasquini.

Regia: Roberto Andò
Produzione: Italia – 2013 – Fantapolitica
Interpreti: Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi, Michela Cescon, Anna Bonaiuto
Sceneggiatura: Roberto Andò, Angelo Pasquini
Fotografia: Maurizio Calvesi

Tratto dal libro di Roberto Andò del 2012, Il Trono vuoto, Premio Campiello opera prima, il film ha vinto nel 2013 il David di Donatello (come migliore sceneggiatura a Roberto Andò e Angelo Pasquini e miglior attore non protagonista a Valerio Mastandrea), il Nastro d’argento (migliore sceneggiatura) e il Premio Internazionale Cinema Narrativa – Efebo d’Oro.

Si raccontano le vicende di un personaggio immaginario (che potrebbe però ravvisarsi in più di qualcuno dei politici del nostro Paese), uomo di un grande partito di sinistra: Enrico Oliveri. Non più in auge nel proprio stesso partito e presagendo una futura sconfitta elettorale, non trova altra soluzione che eclissarsi in Francia. Mentre la sua scomparsa crea lo scompiglio nel partito, la moglie di Oliveri e il suo collaboratore Andrea Bottini decidono di sostituirlo con il fratello gemello, Giovanni Ernani, stravagante professore di filosofia reduce da un ricovero psichiatrico a seguito di depressione. Il gemello entra nella parte con entusiasmo e libera iniziativa con conseguenze inaspettate: a metà strada tra il giardiniere di Oltre il Giardino e il Candide, incontrerà i consensi nel suo partito e dell’elettorato.

Il Regista

Roberto Andò, palermitano, nasce tra letteratura, teatro e cinema. Amico di Leonardo Sciascia e Harold Pinter, assistente di Francesco Rosi, Giacomo Battiato, Federico Fellini, Michael Cimino, Francis Ford Coppola. Esordisce in teatro, nel 1986, a teatro, nel 1986, mettendo in scena la favola filosofica La foresta-radice-labirinto, testo inedito di Italo Calvino, con i bozzetti di Renato Guttuso e la musica di Francesco Pennisi.

È del 1994 il documentario Memory-Loss, dedicato a Robert Wilson, e del 1996 For Webern.

Dal 1990 al 1995 è direttore artistico delle Orestiadi di Gibellina e dal 1995 al 2000 del Festival di Palermo sul Novecento.

Il suo primo lungometraggio, Diario senza date (1995), è un saggio/docufiction con Bruno Ganz in cui personaggi noti e reali come giudici e scrittori, ma anche fittizi raccontano la città di Palermo.

Il suo primo film (1999) è un’opera biografica sugli ultimi anni della vita di Tomasi di Lampedusa: Il manoscritto del Principe, Nastro d’Argento come migliore produzione, premio Fellini e premio Sergio Leone per la regia.

Prosegue con la regia in teatro di La stanzaAnniversario e Vecchi Tempi, di Pinter, cui dedica anche il film Ritratto di Harold Pinter (1998). Del 2002 è un documentario su Francesco Rosi, Il cineasta e il labirinto. Seguono i film Sotto falso nome (2004) e Viaggio segreto (2006).

Scrive e pubblica i romanzi Diario senza date (2008) -saggio su Palermo- e Il Trono vuoto (2012), Premio Campiello opera prima.

Estratti dall’intervista al regista di Barbara Sorrentini, pubblicata su MicroMega, 22 febbraio 2013

In questo momento c’è in giro molta energia da parte degli elettori, ma anche da gente indecisa che ha voglia di sentire delle parole che corrispondano a questo desiderio e forse ne trovano anche poche. Per esempio, questo Ernani, politico in prestito mette in campo un vocabolario nuovo, non solo per il tratto umano ma anche perché è abituato a pensare, a riflettere perché è un filosofo e sa trasferire il pensiero in modo semplice.

Quello che ha prevalso in questi anni è stata la logica delle fazioni, dei veti, dei protagonismi, dei piccoli capi che sognano una propria corrente. Cose che non interessano ai cittadini. Come molti ho osservato senza restare indifferente quello che ci è successo in tutti questi ultimi quindici anni. Non solo lo spettacolo di una destra che non ha mai raggiunto la voce di altre destre europee, ma anche lo spettacolo di una sinistra indecisa e opaca che non era in grado di rappresentare quello che c’è nel proprio elettorato.

Toni Servillo appartiene a quella categoria che il regista Francesco Rosi definisce di “attori creatori”. Sono attori per i quali viene voglia di scrivere un film. Quando ho scritto il romanzo si è imposto il suo volto, perché è un volto che rende immediatamente concreta qualunque ardita fantasia. Con le sue espressioni riesce a raccontare l’uomo vero e nello stesso tempo anche qualcosa di ipotetico. È un attore prezioso e non poteva che farla lui questa parte.

È una di quelle storie che appartengono alla grande narrazione di questo Paese e aspettano di essere intercettate per essere proposte al pubblico. Storie ultimamente un po’ intermittenti, perché il cinema è stato un po’ marginalizzato, anche dalla politica.